Padula '03

 


Nelle celle dei monaci l'arte di oggi
Eventi e luoghi da non perdere

Gira la chiave che apre la porta della cella, la guida spalanca anche la finestra che fa così entrare la luce e comincia l’iniziazione del viaggiatore.
E’ arrivato nel parco del Cilento dove giace silenziosa la Certosa di San Lorenzo a Padula (Salerno) attratto dall’arte che rappresenta: la bellezza e il mistero della vita, la trascendenza e il desiderio di pace, di purezza e di armonia. Da celle ad atelier: i luoghi dove i monaci si dedicavano alla vita contemplativa, in questo spazio fondato agli albori del XIV secolo, sono diventati laboratori artistici, spazi creativi in cui i vari linguaggi possono contaminarsi e interagire tra loro.
Giuseppe Zevola sceglie La regola e l’eccezione: San Bruno e Giordano Bruno, definisce la cella “immenso cervello contemplativo” decorandola con segni, testi, immagini che non soltanto restituiscono, moltiplicata, l’irriducibile complessità del pensiero di Bruno, ma anche il vissuto dell’artista.
Omertà il titolo dell’opera di una giovane artista napoletana, che rappresenta la cella come un’alcova rossa, dove anche le porte sono schermate dal tulle scarlatto, e sopra le quali spiccano ovali di stucco dipinti dalla stessa artista, con scene riprese dalla pittura erotica pompeiana, suggerendo quanto di “sregolato” è stato racchiuso, imprigionato e protetto all’interno della cella nel corso della storia sociale, politica e religiosa della Certosa.
Lux in tenebris inest: nella finestrina della cella un’immagine illuminata simula una candela accesa. Il lavoro si ispira all’antica consuetudine dei certosini di utilizzare una candela per comunicare e chiedere aiuto senza trasgredire la regola del silenzio; il segno inconfondibile di Sandro Chia traccia delle immagini monocrome sulle parete bianca con la tecnica del mosaico. Scrive l’artista: “… Sei giorni di lavoro per creare l’opera del mondo. Sei immagini per creare l’opera in mosaico. Poi, l’opera del riposo. Il certosino e l’artista vivono sospesi tra riposo e l’opera, e la loro esperienza del creato si chiama meditazione, ovvero inerzia operativa.”
Umili calzari di terracotta spuntano dalle pareti della cella, a costituire un ambiente fortemente segnato eppure scarno: opera che Mimmo Paladino ha riscritto in un intervento di sottile, commossa poesia, avvalendosi della voce di Toni Servillo che recita pacatamente le cifre inesorabili delle statistiche, sui consumi d’acqua nel nostro pianeta.
La mostra, promossa e organizzata dalla Soprintendenza di Salerno e Avellino in collaborazione con la Provincia di Salerno svoltasi dal 29 giugno al 20 Luglio 2003 dal titolo Le Opere e i Giorni, è stata finanziata dall’Unione Europea, ideata e curata da Achille Bonito Oliva, ed è la seconda tappa di un percorso espositivo che durerà tre anni, fino al 2004.
L’iniziativa si inscrive negli Annuali delle Arti, la manifestazione tematica, multimediale, transnazionale, ideata da Achille Bonito Oliva e promossa dalla Regione Campania su tutto il territorio regionale. Il precetto è il sottotitolo di quest’anno, mentre l’anno scorso era il Verbo e l’anno prossimo sarà la Vanitas. Trentacinque gli artisti invitati per il 2003, per la maggioranza giovani, che hanno vissuto e lavorato individualmente, interagendo fra loro, nelle celle dei monaci trasformate in ateliers e producendo opere frutto della contaminazione di differenti linguaggi: pittura, scultura, fotografia, video, istallazione, performance, musica, regia, danza, teatro, prosa e poesia.
Le Opere e I Giorni, nell’edizione 2003 ha allargato inoltre il proprio orizzonte espositivo con la mostra Ortus Artis, un momento di incontro fra paesaggio e architettura, tra natura e arte ed al tempo stesso un’occasione di confronto e sviluppo delle posizioni più attuali nel campo dell’architettura del paesaggio.
Cinque gli studi di architettura europei invitati ad operare nei giardini adiacenti le celle, il risultato sono opere mozzafiato, luoghi di desideri e d’incontri che da sempre rappresentano nell’immaginario dell’uomo la metafora della vita, che si è affermata grazie all’arte, cioè alla capacità di trasformare la natura.
Dalla sua posizione sopraelevata il paese di Padula ammicca a tutto questo rilassato e soddisfatto.
Per saperne di più www.comune.padula.sa.it

Luciana Costa Gianello

[da: Il Giornale di Vicenza, rubrica ZIG ZAG,
18  Dicembre '03]